L’impiego delle pitture a base di calce risale a tempi antichi. Fino alla fine del XIX secolo le pitture a base di calce erano il materiale di rivestimento più utilizzato per facciate e pareti interne.

Nel XX secolo a poco a poco in molti paesi, soprattutto del Nord e centro Europa, alle pitture a base di calce sono state preferite le pitture a base di silicato. La calce viene prodotta per sintesi attraverso la cottura del calcare in appositi forni a 850-900°C (vedi pag. 25).

L’ossido di calcio (calce viva) viene poi spento in acqua con formazione dell’idrossido; si ottiene una pasta densa detta “grassello di calce”:

Come legante per pitture a base di calce serve la calce spenta, che messa in ammollo ed in seguito mescolata con pigmenti minerali e sostanze riempitive può essere applicata come pittura.

L’indurimento delle pitture a base di calce avviene attraverso il processo di carbonatazione.

In tale circostanza in linea di principio si forma un materiale simile alla pietra calcarea, quindi una sostanza resistente agli agenti atmosferici.

La carbonatazione tuttavia avviene in modo piuttosto lento e può essere sensibilmente disturbata da fattori esterni, come ad esempio da temperature molto elevate, con sottrazione di acqua necessaria alla reazione, o dal gelo.

Le pitture alla calce vengono alterate più in fretta da particolari agenti atmosferici rispetto alle pitture per facciate ai silicati, come accade ad esempio nelle zone industriali con elevata sollecitazione da sostanze inquinanti nell’aria (sostanze “acidogeniche” che, legandosi alla pioggia, compongono le cosiddette “piogge acide”).

Le esperienze degli ultimi anni mostrano comunque che in linea di principio è possibile ottenere, su supporti adatti e con pitture alla calce formulate e applicate correttamente, rivestimenti di facciata sufficientemente durevoli.

I curatori dei monumenti e i restauratori apprezzano il gioco di colori tipico delle pitture a calce, la loro porosità aperta, la profondità di colore ottenuta, le semitrasparenze e la minore tensione interna rispetto alle pitture al silicato.

Per aumentare la resistenza agli agenti atmosferici, da sempre le pitture alla calce vengono additivate con sostanze organiche, come la caseina o l’olio di lino.

Importante è che la quota organica non superi un certo limite (5%), oltre il quale la pittura perde il suo carattere “minerale”: fino a una certa quota di sostanza organica la reazione di formazione del carbonato di calcio può avvenire liberamente, e la permeabilità al vapore acqueo della pittura alla calce viene conservata.

Le sostanze riempitive minerali, come p.es. la polvere di pietra calcarea o la sabbia quarzosa, vengono inoltre utilizzate per aumentare lo spessore dello strato, ottenendo in questo modo un effetto riempitivo maggiore.

Anche la durabilità del rivestimento di calce migliora in questo modo, disponendo di uno strato maggiore da erodere e da intaccare da parte degli agenti atmosferici.

Le pitture e le malte liquide a base di calce in dispersione uniscono le caratteristiche positive delle pitture alla calce tradizionali alle esigenze odierne di semplice e razionale applicazione e una migliore resistenza agli agenti atmosferici.

Applicazione di pitture a base di calce

 

Supporti adatti per l’applicazione di pitture e rivestimenti a base di calce sono intonaci delle classi di malta P I (calce), e P II (calce e cemento). Supporti costituiti da intonaci della classe P III (cemento) non sono idonei poiché il prodotto, non essendo in grado di legarsi in maniera completa, tende a generare spolverii superficiali.

Per il consolidamento di vecchi intonaci si possono utilizzare fondi a penetrazione a base di silicati.

Le pitture alla calce possono venir applicate sia in modo fresco su fresco sul nuovo intonaco ancora umido, sia mediante la tecnica a secco su fondi già induriti, su vecchi rivestimenti minerali o su pietre naturali porose e assorbenti.

Va tenuto presente tuttavia che i rivestimenti alla calce colorati con l’applicazione “a fresco” essiccano in modo irregolare, e dall’intonaco fresco possono emergere efflorescenze da calce sulla superficie del rivestimento che producono macchiature biancastre.

Per ottenere superfici e colorazioni uniformi, l’intonaco va lasciato maturare per almeno 4 settimane.

Dopo l’avvenuta maturazione l’intonaco può essere trattato mediante un fluatante (fluosilicato), risciacquato e ricoperto con pittura alla calce. Il gioco di colori naturali del rivestimento alla calce compare dopo un po’ di tempo in seguito all’esposizione agli agenti atmosferici.

Per l’applicazione di pitture alla calce in dispersione a seconda del supporto sono necessarie da 2 a 3 mani.

Le pitture alla calce possono essere anche utilizzate come velature, andando in questo caso in semi-copertura.

Articolo estratto dalla brochure Histolith.

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